Trinax il Trace

di Giuseppe Rudilosso


Capitolo I - Trinax

Trinax, come sempre, era molto guardingo all’inizio del combattimento. Studiava l’avversario con calma, cercava di capirne i pregi e soprattutto i difetti. Appena indossava l’elmo, entrava in un altro mondo, l’adrenalina cominciava a scorrere nelle sue vene e la sua mente cominciava a cercare la strategia migliore per aver ragione del suo avversario. Guardava attentamente anche il terreno per assicurarsi che fosse senza buche e senza pietre, il mese prima aveva rischiato di morire per un sasso che lo aveva sbilanciato e fatto cadere.

Il suo avversario era alto quanto lui, ma più grosso, con un grande scudo rettangolare curvo, verde e blu, che lo proteggeva completamente dalle spalle ai piedi. Un grande elmo di bronzo con un grosso pennacchio di crine di cavallo nero, una protezione al braccio destro, una alla gamba sinistra ed una corta spada completavano il suo armamento. Non sembrava molto mobile, stava lì, dietro lo scudo e aspettava le sue mosse.

 Trinax avanzò e cominciò a girargli intorno con grandi passi veloci, quasi salti. Lui, al contrario del suo avversario, era un gladiatore più mobile e agile. Scatti e balzi, uniti all’imprevedibilità dei colpi, erano la sua caratteristica. Cominciò a fintare colpi dritti verso il petto e colpi a cercar di colpire il braccio armato dell’avversario, poi, improvvisamente, fece un passo obliquo alla sua destra cercando contemporaneamente di colpirgli la spalla sinistra con un “falso impuntato1”.  Lui, però, sembrò non curarsi del colpo, non fece nulla, alzò leggermente lo scudo e lo parò senza fatica, cercando anzi contemporaneamente di colpire il braccio armato di Trinax. Il ragazzo non se ne preoccupò, anche il suo braccio destro aveva una protezione di grosse strisce di cuoio scuro con all’interno una spessa imbottitura e comunque, avendo previsto la contromossa, aveva accompagnato il suo colpo con il piccolo scudo rettangolare curvo, che raffigurava quattro teste di grifone, a protezione di braccio e mano.

Con un passo indietro si allontanò e riprese a pensare su come poteva penetrare la stretta difesa del suo statico nemico. Doveva fare qualcosa…, qualcosa che sorprendesse l’avversario e gli desse il tempo di colpirlo. Il pubblico presente cominciava già a rumoreggiare, loro volevano azione e coraggio, tattica certo, ma anche spettacolo… non rischiavano la pelle loro, avevano pagato e pretendevano di divertirsi. L’arena dove si trovava era piccola, ma gremita, erano tutti lì per lui: l’imbattuto e spettacolare Trinax!

             Era da qualche giorno in una bella città, posizionata su una altura rocciosa affacciata a picco sul mare: Tarraco2. Questa città, considerata la più importante base militare romana in Hispania, fu fondata da Publio Cornelio Scipione ai tempi della seconda guerra punica. La posizione ideale e il valido porto, col tempo avevano attirato molte famiglie dalle zone circostanti e da tutta l’Hispania e la città si era ingrandita. Era arrivato lì, dopo un lungo ed estenuante viaggio via mare, a bordo di una grossa barca commerciale insieme agli altri gladiatori del suo gruppo. Il loro Lanista3 aveva deciso così, per non farli stancare aveva detto, ma il viaggio era stato lungo ed estenuante. Mentre si avvicinavano alle coste iberiche, nella mente di Trinax si affacciarono ricordi di racconti e considerazioni sull’Hispania4:

"L’Hispania segna i confini dell'Europa. Fu chiamata anche Hiberia, dal fiume Hibero5. E' situata tra l'Africa e la Gallia, ed è chiusa dall'Oceano e dai monti Pyrenaeis. Rispetto ad esse ha minore estensione, ma rispetto a entrambe risulta più fertile: infatti, non é bruciata da un sole torrido, come l'Africa, né tantomeno é tormentata da venti incessanti, come in Gallia. In Spagna il clima é generalmente temperato, e cadono piogge favorevoli. Per questo motivo, risulta ricca di ogni genere di messi e con grande abbondanza di ogni tipo di provviste, riesce a soddisfare non soltanto i suoi abitanti, ma anche l'Italia e Roma. Degli Hispanici è apprezzata la capacità di sopportazione: infatti, i corpi degli uomini sono forgiati a sopportare la mancanza di cibo e le fatiche, mentre gli animi lo sono per la morte”.

Il lanista di Trinax si chamava Lentulo Batiato6, un vecchio ex-gladiatore che, conclusa l’attività agonistica con grande onore, era stato elevato al rango di Rudiario7. Aveva comprato quasi per caso il giovane l’anno prima da un gruppo di pirati iberici, in un porto vicino Syracusae. Sfruttato per i lavori più faticosi, era malmenato continuamente. Lo aveva visto difendersi molto bene dai colpi che riceveva ed aveva intravisto subito le potenzialità per farne un buon gladiatore. L’aveva quindi comprato, preso con se e lo aveva addestrato nella palestra gladiatoria Ludus Aemilius8 a Roma. Fin dai primi allenamenti, Trinax aveva immediatamente dimostrato grande abilità schermistica, portandosi subito ai livelli dei migliori. Lentulo rimase immediatamente colpito dalle capacità del giovane, sospettava che avesse avuto un’istruzione di alto livello, sapeva leggere, scrivere e fare di conto, ma il giovane non ricordava nulla del suo passato, nemmeno il suo nome… Trinax, infatti, era il soprannome che gli aveva dato lui, con quei capelli quasi ricci e neri, gli ricordava un suo lontano cugino che abitava vicino a dove l’aveva trovato. Syracusae è in Trinacria9, aveva pensato, e quindi aveva deciso per “Trinax” come nome di battaglia.

Davanti a lui, al centro dell’arena, c’era il campione locale, un certo Belenus, i cui capelli biondastri, che uscivano dal grande elmo bronzeo, tradivano chiare origini celtiche. Era molto muscoloso e, escludendo la protezione al braccio destro, era quasi nudo, non vestiva il solito subligaculum10, ma solo un piccolo perizoma bianco. Sugli spalti un pubblico eccitato e voglioso di azione urlava continuamente incoraggiamenti al loro gladiatore, ancora giovane, ma temibilissimo per l’esperienza accumulata in molti anni di combattimento. Poco distante, alla sua sinistra, c’era Alteius11, lanista dei gladiatori locali e arbitro dei combattimenti. Come tutti gli arbitri aveva una tunica biancastra con due piccole strisce rosse verticali, ampie maniche e portava una virga12, considerata segno di comando. Alla sua destra, invece, c’era un personaggio triste e cupo, il Charun13, armato del suo grosso martellone. La sua tunica era l’opposto di quella dell’arbitro: rossa con strisce bianche! La figura truce di Charun era lì per ricordare a tutti che la morte era sempre presente, non era un gioco quello, lì si rischiava la vita! Il Charun, infatti, non era solo lì per ricordare l’aldilà, ma, nei casi di ferita mortale ad uno dei contendenti, dava il colpo di grazia sulla testa col suo terribile e pesante martellone!

I gladiatori locali di Alteius e quelli del Ludus Aemilius erano entrati nell’arena nel primo pomeriggio da due diverse porte, introdotti dalle melodie del suonatore di Hidraulis14 e di quelli delle Buccine15. L’entrata era stata sottolineata da due grandi sbuffi di sabbia e, tra le urla e gli incitamenti della folla eccitata, i gladiatori avevano “sfilato” per tutta l’arena mostrando a tutti i loro corpi muscolosi. Alcuni schiavi li seguivano portando i loro elmi ricoperti di piume variopinte, armi e protezioni varie. Poi, dopo la presentazione degli incontri, fatta con un grande cartello di legno bianco con i nomi dei combattenti, si era dato il via ai ludi con alcuni scontri tra Provocatores16. Una volta finiti gli scontri preliminari era stato annunciato, con molta enfasi, il combattimento tra Trinax il Trace17 e Belenus il Mirmillone18.

Trinax sapeva che, se il combattimento andava a finire sul contatto ravvicinato, era molto svantaggiato perché il suo avversario aveva una forza ed una mole più grandi delle sue. Doveva stare a distanza e cercare di colpirlo di destrezza e abilità e poi fuggire. Si, ma come? A destra o a sinistra era praticamente impossibile, di fronte vedeva solo lo scudo fino ai piedi e il grosso elmo che ricopriva la testa di Belenus. Tentò il classico colpo del Trace: l’imbroccata19 alla testa. Questo colpo era favorito dall’arma particolare che avevano i Traci: la Sica20.

Sfruttando la forma della lama, era più facile eludere la parata dello scudo ed arrivare a colpire il corpo del nemico.


Con un balzo in avanti, Trinax portò il colpo dall’alto, girando il polso per avere la punta della sica verso il basso. Belenus reagì alzando lo scudo, deviando in questo modo il colpo sul suo elmo. Il colpo di Trinax riuscì, ma la punta della sua arma si infranse sulla tesa del grande elmo del Mirmillone.

L’azione di Trinax era classica e conosciuta, ma sempre molto spettacolare. Il pubblico, infatti, gradì e partì un grande applauso. Il ragazzo capì, però, che quei colpi erano troppo conosciuti, il suo avversario era esperto e sapeva come neutralizzarli. Sarebbe dovuto saltare ancora più in alto per poter aggirare maggiormente il grande scudo del suo avversario. La domanda era sempre quella che si fa uno schermidore: come? Aveva provato in tanti modi, ma di fronte a lui c’era sempre solo il grosso elmo e il grande scudo che copriva completamente Belenus fino ai piedi. Certo, se non avesse avuto lo scudo sarebbe stato più facile… Trinax si fermò. Un’idea stava prendendo forma nella sua mente… Nessuno lo poteva vedere, ma dietro il suo elmo bronzeo, che gli proteggeva completamente la testa, il giovane stava sorridendo…

Dapprima portò ancora il colpo che aveva portato in precedenza alla testa, ma invece di cercare il colpo con la punta, quando Belenus alzò lo scudo per parare, poggiò la parte inferiore dell’impugnatura della sua sica sul bordo superiore dello scudo e tirò di scatto e con forza a sé lo scudo del suo nemico. Belenus cercò di opporsi, ma lo strattone dato da Trinax fu improvviso e lo scudo gli sfuggì dalla mano e cadde in terra con gran rumore tra le grida di sorpresa della folla che poi cominciò ad applaudire l’azione del Trace, così bella ed efficace.

Ora il Mirmillone era senza protezione… Molti spettatori si alzarono in piedi, la fine dell’incontro era vicina… Con questa strana mossa, infatti, Trinax era riuscito ad avvantaggiarsi notevolmente e cominciò a girare attorno a Belenus per il colpo finale. Belenus rimase sorpreso dall’azione di Trinax e d’istinto cercò di recuperare lo scudo, ma il Trace si teneva costantemente tra lui e lo scudo. Trinax si avvicinava sempre più… lo scontro era praticamente finito, Belenus si rese subito conto che non aveva speranza… decise quindi di arrendersi: lasciò cadere la sua arma, si inginocchiò a terra con una gamba, abbassò la testa verso il terreno e alzò l’indice della mano destra verso il cielo21.

 Trinax allora balzò dietro di lui, lasciò cadere il suo scudo e gli puntò la sica alla gola mentre con la mano sinistra gli teneva l’elmo all’indietro. Alzò lo sguardo verso la folla che urlava, attendendo il loro responso. Alteius si avvicinò ai due e portò immediatamente la virga sotto il braccio armato di Trinax per intimargli di non colpire. Si volse al pubblico e gridò: “Iugula o mitte22?”

Trinax sperava che il pubblico fosse clemente col loro campione, in fondo si era comportato bene, la sua “invenzione” era particolare, fantasiosa, era stato bravo lui, il suo avversario non era nemmeno riuscito ad esprimere la sua scherma… ora gli faceva anche pena, in fondo era come lui: uno schiavo che rischiava la vita per far divertire la gente e far guadagnare il proprio Lanista… Il pubblico cominciò subito ad urlare “Mitte!”, mostrando il pugno chiuso col pollice all’interno delle dita: era il segno che non voleva la morte di Belenus. Trinax era contento, ma a decidere era soprattutto il grasso patrizio con i suoi invitati da Roma, alcuni dei quali erano Senatori, in onore dei quali era stato organizzato il combattimento. Anche lui decise di risparmiare la vita a Belenus. Magari già pensava ad una rivincita… Trinax, dichiarato vincitore da Alteius, cominciò a correre intorno al bordo dell’arena a braccia alzate, per ricevere gli applausi e gli onori dal pubblico entusiasta di quell’azione così spettacolare23... (continua)


[1] Colpo orizzontale da destra a sinistra, il colpo può essere di punta o di taglio col filo “falso” dell’arma (impugnando un’arma, il filo falso è quello rivolto a sé o verso l’alto).

[2] L’attuale Tarragona (Spagna).

[3] Il lanista era uno che faceva commercio di gladiatori, li allenava e li affittava all’organizzatore (editor) degli spettacoli (munera). Aveva diritto di vita e di morte su di loro.

[4] Il brano riportato è di Marcus Junianus Justinus; il brano é un omaggio allo scrittore latino. Il riferimento non è corretto temporalmente perché lo scritto sarà posteriore agli eventi.

[5] L’odierno fiume Ebro.

[6] Il nome è quello del lanista della schola gladiatoria di Capua, da dove (nel 73 a.C.) evase Spartacus, dando così origine alla famosa rivolta che divenne la terza guerra Servile.

[7] Insignito del rudis (gladio di legno).

[8] In una sua opera, Orazio cita (10 a.C.) il Ludus Aemilius. Era una caserma di gladiatori di proprietà della gens Aemilia. Diventerà poi sede di terme (Balneus Polycleti).

[9] Antico nome greco della Sicilia, deriva da treis (tre) e àkra (promontori).

[10] Indumento di biancheria intima, una specie di mutandone a pantaloncino, usato da ballerine e attori, ma anche da lottatori e gladiatori.

[11] Su un’iscrizione in un muro di una strada di Pompei, sono nominati Alteius e le sue 10 coppie di gladiatori.

[12] Verga, bastone di legno, bacchetta.

[13] Charun è un demone infero Etrusco che accompagna i morti nell’aldilà.   Spesso è raffigurato con carnagione bluastra, le orecchie a punta ed un martellone.

[14] Piccolo organo idraulico azionato a mano o a piede.

[15] Una lunga tromba a forma di anello. Predecessore di trombe e tromboni moderni.

[16] Questi gladiatori prendevano il nome dal verbo provocare, che nel linguaggio militare indicava i legionari armati alla leggera (velites) che aprivano il combattimento, provocando il nemico in battaglia.

[17] Il Trace o Thraex, raffigurava i guerrieri Traci. All’inizio i gladiatori rappresentavano i nemici di Roma, poi col tempo assunsero nomi diversi.

[18] Il Mirmillone prende il nome dall’immagine di Murmilli (pesci) che erano raffigurati nello scudo. Grande elmo, grande scudo e gladio erano le dotazioni insieme ad una manica imbottita. La sua origine è incerta, deriva dai Galli o dai  Sanniti.

[19]  Colpo dall’alto in basso portato con la punta.

[20] Corta daga tipica di certi gladiatori. Potevano essere dritte, curve o piegate.

[21] Posizione tipica del gladiatore che si arrende. Visibile in molti mosaici.

[22] Sgozzalo o Grazialo? Il grido Iugula (sgozzalo!) era accompagnato dal gesto del pugno col pollice disteso in posizione orizzontale all’altezza del collo), mentre il grido Mitte (grazialo!) era accompagnato dal gesto delll’indice alzato verso l’alto, imitando lo stesso gesto che faceva il gladiatore che si voleva arrendere.

[23] Un’ azione analoga è riportata da Achille Marozzo nel suo trattato di scherma “Opera nova chiamata duello” del 1568 (3a tecnica di spada e imbracciatura, cap. 154).